Pomodoro Arnaldo, Cono tronco, 1972
/in Arnaldo Pomodoro, bronze, Loans, Long-term loans, Santa Sofia (FC), sculpture, steel /by fap3You may be interested in
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- La scultura Italiana del XX Secolo
€45,00€28,00Skira editore. Milano. 2005 - Arnaldo Pomodoro at the Belvedere Fort
€50,00€30,00De Luca Editore. Roma
Arnaldo Pomodoro
Cono tronco, 1972
bronze and steel, 620 × ø 360 cm
Nel 1972 Cono Tronco venne installato nella Binghamton Government Central Plaza dell’omonima città nei pressi di New York, dove già si trovavano sculture di artisti del novecento, tra cui Louise Nevelson. “E’ un cono in bronzo – racconta Pomodoro – con un diametro di base di oltre 3 metri, sezionato e trafitto nel centro da una lama triangolare in lucente acciaio inossidabile che culmina a punta verso l’alto. La superficie specchiante dell’acciaio crea con il giuoco dei riflessi un effetto dinamico che contrasta con il senso di staticità e di forza del cono troncato, lacerato e corroso.” L’euclidea geometria del cono è stata intaccata da una fitta trama virale che ha consunto la materia dal vertice fin quasi alla base, lucida in superficie ma ferita da profonde cicatrici. Una lama d’acciaio, schematizzazione del tronco di cono, fulgente e acuminata, si incastra fendendo il bronzo e opponendosi inattaccata alla corrosione del bronzo. Ma per lo scultore il triangolo è più di una semplice forma geometrica, è il simbolo di un potere stabilizzato, la cui tensione è idealmente rappresentata dalla differenza tra i materiali. Osserva Mark Rosenthal: “L’artista parla anche del triangolo come di “anima” interna. Ma, come sempre, Pomodoro si augura un ampliamento del significato. Rimanda la scultura alla tradizione egiziana, nella quale il Faraone sacrificava molte vite per la formazione delle piramidi. La forma triangolare rappresenta per lui la presenza di un potere stabilizzato nella piramide.” Sull’uso dei materiali Flaminio Gualdoni scrive: “lo scarto materiale tra acciaio e bronzo amplifica quello tra aspettativa di perfezione ed eraclitea formazione oscura”. Il rigore formale e la geometria delle linee si fondono, nel medesimo corpo plastico, con un dedalo di concrezioni frattali e batteriche. Ordine e disordine si confrontano con lo spazio circostante in una dialettica di riflessioni e rifrazioni, pieni e vuoti, arcaismo e modernità.
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Pomodoro Arnaldo, Disco in forma di rosa del deserto n. 1, 1993-1994
/in Arnaldo Pomodoro, bronze, Loans, Long-term loans, Rome, sculpture /by fap3
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€45,00€28,00Skira editore. Milano. 2005 - Arnaldo Pomodoro dans les Jardins du Palais Royal
€30,00€28,50Skira Editore. Milano
Arnaldo Pomodoro
Disco in forma di rosa del deserto n. 1, 1993-1994
bronze, 620 × ø 320 × 100 cm
Come si desume dal titolo, la suggestione per questa scultura proviene dalle formazioni minerali di cristalli che emergono misteriosamente dalle sabbie desertiche dell’Africa. Con l’antica tecnica della fusione in bronzo Arnaldo Pomodoro ricostruisce il processo naturale di cristallizzazione.
Parlando delle sue opere, l’artista ha più volte dichiarato di non credere all’ispirazione, ma piuttosto a suggestioni e a folgorazioni che vengono nei momenti più impensabili e nelle situazioni più diverse. “Noi artisti – dice lo scultore – siamo dotati di una particolare sensibilità nell’assorbire e nell’esprimere quello che ci sta attorno, a volte senza nemmeno capire dove si può arrivare.” L’uomo e la sua storia, la natura e il corso degli eventi sono le fonti principali di ispirazione. “Per me – continua Pomodoro – l’opera è sempre in relazione ad ambienti, a contesti concreti che ho visitato e conosciuto. Così, alcune mie sculture che si richiamano alla natura non sono collegate a un’idea essenzializzata e astratta di natura, ma alla concretezza del paesaggio e dell’ambiente.”
Afferma Roberto Sanesi: “In questa opera la relazione formale con le rose del deserto è precisa e l’allusione è metafora di faticoso e tuttavia inarrestabile principio di germinazione. Disco in forma di rosa del deserto risponde a un vero e proprio sistema di segni e di piani (spaccature, rilievi a contrasto, ‘scavi’ della materia quanto dei suoi significati) capaci di articolare in unità complessiva una serie di elementi.” Osservato di profilo, il disco rivela la tensione e lo stiramento tra le due facce, portando alla vista la nervatura interna e il cuore pulsante della materia. Contrariamente, dalle facce esterne erompono lame taglienti e concrezioni globulari. “La forma irradia dall’interno. – prosegue Roberto Sanesi – Sul piano stilistico, un corpo vivente nel quale si incontrano le suggestioni dell’informale e dell’astrazione, dell’arcaismo segnico, della tecnologia più sofisticata e della monumentalità rinascimentale. Se quelle di Pomodoro sono sempre state forme in atto, qui il processo costruttivo per opposizioni è quanto mai evidente”.
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Pomodoro Arnaldo, Disco in forma di rosa del deserto n. 1, 1993-1994
/in Arnaldo Pomodoro, fiberglass, Loans, Long-term loans, sculpture, Venice /by fap3
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- Fondazione Arnaldo Pomodoro. La Collezione Permanente€45,00Fondazione Arnaldo Pomodoro. Milano. 2007
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€45,00€28,00Skira editore. Milano. 2005 - Arnaldo Pomodoro dans les Jardins du Palais Royal
€30,00€28,50Skira Editore. Milano
Arnaldo Pomodoro
Disco in forma di rosa del deserto n. 1, 1993-1994
fiberglass, 620 × ø 320 × 100 cm
Come si desume dal titolo, la suggestione per questa scultura proviene dalle formazioni minerali di cristalli che emergono misteriosamente dalle sabbie desertiche dell’Africa. Parlando delle sue opere, l’artista ha più volte dichiarato di non credere all’ispirazione, ma piuttosto a suggestioni e a folgorazioni che vengono nei momenti più impensabili e nelle situazioni più diverse. “Noi artisti – dice lo scultore – siamo dotati di una particolare sensibilità nell’assorbire e nell’esprimere quello che ci sta attorno, a volte senza nemmeno capire dove si può arrivare”. L’uomo e la sua storia, la natura e il corso degli eventi sono le fonti principali di ispirazione. “Per me – continua Pomodoro – l’opera è sempre in relazione ad ambienti, a contesti concreti che ho visitato e conosciuto. Così, alcune mie sculture che si richiamano alla natura non sono collegate a un’idea essenzializzata e astratta di natura, ma alla concretezza del paesaggio e dell’ambiente”.
Afferma Roberto Sanesi: “In questa opera la relazione formale con le rose del deserto è precisa e l’allusione è metafora di faticoso e tuttavia inarrestabile principio di germinazione. Disco in forma di rosa del deserto risponde a un vero e proprio sistema di segni e di piani (spaccature, rilievi a contrasto, ‘scavi’ della materia quanto dei suoi significati) capaci di articolare in unità complessiva una serie di elementi”. Osservato di profilo, il disco rivela la tensione e lo stiramento tra le due facce, portando alla vista la nervatura interna e il cuore pulsante della materia. Contrariamente, dalle facce esterne erompono lame taglienti e concrezioni globulari. “La forma irradia dall’interno. – prosegue Roberto Sanesi – Sul piano stilistico, un corpo vivente nel quale si incontrano le suggestioni dell’informale e dell’astrazione, dell’arcaismo segnico, della tecnologia più sofisticata e della monumentalità rinascimentale. Se quelle di Pomodoro sono sempre state forme in atto, qui il processo costruttivo per opposizioni è quanto mai evidente”.
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Pomodoro Arnaldo, Il giardino nero, 1956
/in Arnaldo Pomodoro, concrete, lead, sculpture /by Matteo Maroni
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Arnaldo Pomodoro
Il giardino nero, 1956
piombo, cemento, stagno, 69 × 118 cm
Dentro questa parete cupa, mossa, scavata e segnata, in basso, si addensano come dei grovigli di impronte diverse, meccanismi scomposti, frammenti di macchine con pettini lamelle, riquadri a rilievo, in apparenza disarticolati elementi, come un insieme di oggetti trovati… Ma dentro questo sistema complesso di segni scopri altro, l’idea di antichi ideogrammi, arcaiche illeggibili scritture, sistemi di segni che appaiono ora confusi, sovrapposti, che si sono addensati e che sono quindi riemersi, affiorati come da uno scavo archeologico. Dunque l’idea del tempo e quella delle scritture.
da: A. C. Quintavalle, Arnaldo nel labirinto delle scritture, in Arnaldo Pomodoro. Catalogo ragionato della scultura, a cura di F. Gualdoni, Milano, Skira, Milano, 2007, p. 26
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Pomodoro Arnaldo, Triade, 1979
/in Arnaldo Pomodoro, fiberglass, Loans, Long-term loans, Pavia, sculpture /by fap3
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€45,00€28,00Skira editore. Milano. 2005 - Arnaldo Pomodoro. Lugano
€35,00€33,25Skira Editore. Milano. 2004 - Arnaldo Pomodoro at the Belvedere Fort
€50,00€30,00De Luca Editore. Roma
Arnaldo Pomodoro
Triade, 1979
fiberglass, 15 × ø 1,5 m each element (3 columns)
Queste tre colonne – racconta Arnaldo Pomodoro – sono fra le più grandi che ho fatto: le ho pensate anzitutto come segnali, mentre rimandano al tema della “colonna” presente nel mio lavoro sin dal 1960 come riflessione sulla ricerca continua, sulla esplorazione dello spazio e del cosmo. La “colonna”, insieme alla sfera, al cubo, alla piramide, è una forma fondamentale per la mia ricerca sui solidi della geometria. La “colonna” non è del tutto equiparabile a un cilindro, essa non corrisponde unicamente a una struttura elementare, ma al contrario costituisce un motivo ricco di memorie. È elemento portante della classicità, nel suo significato architettonico quanto nell’essere luogo dove si svolgono storie, come testimoniano gli obelischi egizi e le colonne romane. Si stabilisce così un rapporto tra la superficie e il segno corrosivo con cui intervengo, infrangendo la forma e riproponendola con significati allusivi e simbolici che vanno dal ricordo di antiche civiltà in rovina a inquietanti strutture postmoderne. La “colonna” è verticale come una persona: in essa sono state celebrate la civiltà umana e le sue conquiste. Si potrebbe anche affermare che le mie colonne esprimono l’aspirazione alla libertà e alla democrazia in opposizione a tutte le forme antiquate delle strutture di potere.
Gli esemplari in fiberglass bianco, modelli della scultura impiegati per la fusione e ora parte della Collezione della Fondazione, furono esposti per la prima volta nel 1984 al Forte di Belvedere di Firenze. Successivamente concessa in deposito al Comune di Pavia e collocata in piazza Milano dal 1985 al 2002, la Triade di fiberglass fu poi installata a Lugano per la mostra personale che ebbe luogo nella primavera del 2004. Infine è stata collocata a Torino, in occasione delle Olimpiadi invernali, sulla rotonda Maroncelli dove è rimasta fino a novembre 2010.
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Pomodoro Arnaldo, La luna il sole la torre, 1955
/in Arnaldo Pomodoro, sculpture, silver /by fap3

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Arnaldo Pomodoro
La luna il sole la torre, 1955
argento e rete di ottone patinata, 37 × 47,5 cm
La luna il sole la torre è un’opera emblematica delle radici di Arnaldo Pomodoro: è un incontro tra il tempo antico e originario degli astri e una città dell’oggi, che si innalza con le sue costruzioni e si irraggia nel paesaggio. L’utilizzo dell’osso di seppia, tecnica antica appresa da un orafo della sua terra d’origine, le Marche, permette una lavorazione precisa e di dettaglio, che assume una valenza poetica e di linguaggio, sviluppata e approfondita negli anni, ma già in questo momento non riducibile a una mera modalità operativa. Racconta l’artista: “Nella mia giovinezza ho cominciato la prima volta a inventare artisticamente quando sono entrato in un “buco” di orafo; ho scoperto l’osso di seppia. […] L’esempio dell’osso di seppia è una chiave per tutta la mia tecnica artistica […]. Infatti, se estendiamo questo esempio alla scala massima della scultura, abbiamo il procedimento principale: esso consiste nel trattamento diretto di un materiale in negativo […]”.
da: L. M. Barbero, Arnaldo Pomodoro. Una tensione discordante, in Arnaldo Pomodoro 1955-65, catalogo della mostra, a cura di L. M. Barbero, Firenze, Forma Edizioni, 2019, p. 8
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