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Arnaldo Pomodoro, Disco in forma di rosa del deserto n. 1, 1993-1994 - Cortile d'Onore del Palazzo del Quirinale, Roma, 2019 (Foto Massimo Listri)

Arnaldo Pomodoro
Disco in forma di rosa del deserto n. 1
, 1993-1994

bronzo, 620 × ø 320 × 100 cm

Come si desume dal titolo, la suggestione per questa scultura proviene dalle formazioni minerali di cristalli che emergono misteriosamente dalle sabbie desertiche dell’Africa. Con l’antica tecnica della fusione in bronzo Arnaldo Pomodoro ricostruisce il processo naturale di cristallizzazione.
Parlando delle sue opere, l’artista ha più volte dichiarato di non credere all’ispirazione, ma piuttosto a suggestioni e a folgorazioni che vengono nei momenti più impensabili e nelle situazioni più diverse. “Noi artisti – dice lo scultore – siamo dotati di una particolare sensibilità nell’assorbire e nell’esprimere quello che ci sta attorno, a volte senza nemmeno capire dove si può arrivare.” L’uomo e la sua storia, la natura e il corso degli eventi sono le fonti principali di ispirazione. “Per me – continua Pomodoro – l’opera è sempre in relazione ad ambienti, a contesti concreti che ho visitato e conosciuto. Così, alcune mie sculture che si richiamano alla natura non sono collegate a un’idea essenzializzata e astratta di natura, ma alla concretezza del paesaggio e dell’ambiente.”
Afferma Roberto Sanesi: “In questa opera la relazione formale con le rose del deserto è precisa e l’allusione è metafora di faticoso e tuttavia inarrestabile principio di germinazione. Disco in forma di rosa del deserto risponde a un vero e proprio sistema di segni e di piani (spaccature, rilievi a contrasto, ‘scavi’ della materia quanto dei suoi significati) capaci di articolare in unità complessiva una serie di elementi.” Osservato di profilo, il disco rivela la tensione e lo stiramento tra le due facce, portando alla vista la nervatura interna e il cuore pulsante della materia. Contrariamente, dalle facce esterne erompono lame taglienti e concrezioni globulari. “La forma irradia dall’interno. – prosegue Roberto Sanesi – Sul piano stilistico, un corpo vivente nel quale si incontrano le suggestioni dell’informale e dell’astrazione, dell’arcaismo segnico, della tecnologia più sofisticata e della monumentalità rinascimentale. Se quelle di Pomodoro sono sempre state forme in atto, qui il processo costruttivo per opposizioni è quanto mai evidente”.