Skip to main content
Arnaldo Pomodoro, Cono tronco, 1972 - Santa Sofia, 2020 (Foto Nicola Andrucci)

Arnaldo Pomodoro
Cono tronco
, 1972

bronzo e acciaio, 620 × ø 360 cm

Nel 1972 Cono tronco venne installato nella Binghamton Government Central Plaza dell’omonima città nei pressi di New York, dove già si trovavano sculture di artisti del novecento, tra cui Louise Nevelson. “È un cono in bronzo – racconta Pomodoro – con un diametro di base di oltre 3 metri, sezionato e trafitto nel centro da una lama triangolare in lucente acciaio inossidabile che culmina a punta verso l’alto. La superficie specchiante dell’acciaio crea con il giuoco dei riflessi un effetto dinamico che contrasta con il senso di staticità e di forza del cono troncato, lacerato e corroso.” L’euclidea geometria del cono è stata intaccata da una fitta trama virale che ha consunto la materia dal vertice fin quasi alla base, lucida in superficie ma ferita da profonde cicatrici. Una lama d’acciaio, schematizzazione del tronco di cono, fulgente e acuminata, si incastra fendendo il bronzo e opponendosi inattaccata alla corrosione del bronzo. Ma per lo scultore il triangolo è più di una semplice forma geometrica, è il simbolo di un potere stabilizzato, la cui tensione è idealmente rappresentata dalla differenza tra i materiali. Osserva Mark Rosenthal: “L’artista parla anche del triangolo come di “anima” interna. Ma, come sempre, Pomodoro si augura un ampliamento del significato. Rimanda la scultura alla tradizione egiziana, nella quale il Faraone sacrificava molte vite per la formazione delle piramidi. La forma triangolare rappresenta per lui la presenza di un potere stabilizzato nella piramide.” Sull’uso dei materiali Flaminio Gualdoni scrive: “lo scarto materiale tra acciaio e bronzo amplifica quello tra aspettativa di perfezione ed eraclitea formazione oscura”. Il rigore formale e la geometria delle linee si fondono, nel medesimo corpo plastico, con un dedalo di concrezioni frattali e batteriche. Ordine e disordine si confrontano con lo spazio circostante in una dialettica di riflessioni e rifrazioni, pieni e vuoti, arcaismo e modernità.